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Manuela Genchi

Manuela, classe 1973, “non porre sentimenti alieni nel cuore di un altro e neppure parole a lui estranee nella sua bocca” (G. Kohon)

manuelaHo letto questa frase tanti anni fa, ero una giovane studentessa di psicologia, piena di passione e ed entusiasmo, sentimenti che si sono rafforzati nel tempo insieme alla consapevolezza di quanto quella frase mi sia entrata dentro: ancora oggi quando incontro una persona mi risuona nella testa. Da allora sono diventata psicologa, psicoterapeuta familiare, ho conseguito un Dottorato di Ricerca, mediatrice familiare, psicopatologa forense.

Lavoro da tanti anni in ospedale accanto a giovani, a volte giovanissimi, pazienti con piccoli e grandi problemi alimentari.

Mi impegno nel mio studio con coppie, famiglie e individui che, per varie ragioni, affrontano un momento di difficoltà.

Insegno: fino ad un anno fa in università, e da cinque anni in una scuola di specializzazione in psicoterapia. Mi appassiona insegnare: cerco sempre di trasmettere, insieme alle nozioni, il concetto di “rispetto per chi si ha di fronte”, rispetto per la sua voce, per la sua storia e per la sua unicità. Sì, perché secondo me occorre entrare nell’universo dell’altro in punta dei piedi, chiedere il permesso e cercare insieme nuove strade. Certo fare questo è molto più faticoso rispetto al dare buoni consigli e suggerire cosa bisognerebbe e sarebbe giusto fare, ma risulta molto più utile.

Le persone devono far emergere le loro capacità in modo da proseguire la propria strada in autonomia.

Un anno fa sono diventata mamma e ho provato sulla mia pelle la poca efficacia dei “buoni consigli”:  non serve dire a una mamma o ad un papà come dovrebbe essere un bravo genitore.

E’ utile invece, partendo dai loro vissuti, costruire un modo sereno per essere famiglia, partendo dalla storia di ognuno, che è unica.

Per questo, con entusiasmo e passione, faccio parte di HelpingMama: per trasmettere il rispetto prima di tutto dell’essere mamma e papà a proprio modo e poi trovare gli aggiustamenti là dove ci sono delle difficoltà. Avere un bimbo piccolo implica spesso l’impossibilità a spostarsi per andare in uno studio, che non sia quello del pediatra, e, una delle idee a cui tendo di più è proprio quella dello psicoterapeuta che si muove, che esce dal suo studio, perché i primi mesi per una mamma e un papà sono delicati e magari hanno bisogno di qualcuno che entri con rispetto nel loro mondo non solo psichico ma anche fisico.

 

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